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comunicazione | 25 Maggio 2023 | 0 Comments

La storia di Nassim: tra aspettative e integrazione

A raccontarci la sua storia è un ragazzo di 26 anni, originario del Gambia. Fa il suo ingresso in Italia nel 2015 e fin dai primi tempi, di presenza sul nostro territorio, inizia il suo faticoso percorso a ostacoli. La ricostruzione della sua non semplice biografia è una fotografia dai toni grigi da cui emergono evidenti difficoltà di varia natura, disagi e stenti persistenti.

In un primo momento di accoglienza, lui ed altri compagni di viaggio, vengono trasferiti in Lombardia, nello specifico a Milano. Qui, un colloquio spinoso in Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale lo porta ad ottenere un giudizio negativo, costringendolo successivamente a presentare ricorso e a chiedere che la sua istanza venga analizzata da un giudice per valutare la legittimità della decisione presa dalla Commissione territoriale. L’aiuto del legale di fiducia risulta determinante per ottenere, a seguito dell’iter, l’esito positivo. Nel rivivere l’emozione, gli occhi scuri e profondi di Nassim luccicano e le grandi mani si stringono attorno al petto. 

In tasca ora ha un permesso di soggiorno per lavoro subordinato, tanti progetti e l’ambizione di iniziare un nuovo percorso di vita. Nassim ci racconta che nel 2018 decide di trasferirsi in Puglia, a Foggia, convinto che al Sud sia più semplice trovare lavoro. A distanza di qualche settimana, Nassim ottiene il suo primo vero impiego: lavorerà come pastore e bracciante agricolo. Dovrà occuparsi del bestiame e del gregge di pecore di cui ha la custodia. Il suo datore di lavoro non ha provveduto ad assumerlo in maniera regolare e tra i due non è stato stipulato nessun contratto. Non è stata fissata una retribuzione, le modalità di esecuzione del lavoro da svolgere e la durata del rapporto. Nassim ben comprende la sua situazione, non ha conoscenza delle tipologie di contratto ma ben intuisce quanto sia vitale e fondamentale avere quel documento. Nassim decide di confrontarsi con il suo datore di lavoro con l’esplicita richiesta di procedere alla stipula di un contratto e solo mesi dopo, in seguito a un iniziale rifiuto, il datore di lavoro acconsentirà alla regolarizzazione della sua posizione lavorativa. 

Il volto di Nassim cambia espressione. Le piccole rughe sono più evidenti sul suo giovane volto. L’espressione corrucciata rispecchia i turbamenti del suo animo. Ricorda con rammarico che non aveva ben chiaro il contenuto del suo contratto. Una voce cupa ci descrive le estreme condizioni lavorative a cui era soggetto: viveva in compagnia delle pecore e degli animali, lavorando ininterrottamente 24 ore su 24, senza pause. Il datore di lavoro aveva stipulato una retribuzione mensile di 600 euro dai quali, puntualmente, venivano detratti 100 euro mensili per il cibo e l’acqua che gli venivano forniti. Nassim ha interrotto il rapporto di lavoro per mancanza di pagamenti. 

Da quando ci ha contattato, oggi Nassim è più sereno. Non è solo, c’è chi si sta occupando di lui per far valere i suoi diritti di lavoratore e recuperare ciò che gli spetta. Alcuni operatori di un’associazione del terzo settore hanno esaminato i singoli elementi e preso in carico il suo caso. È stato orientato ai servizi locali di emersione più consoni alla sua situazione. Oltre il sindacato di categoria territoriale, c’è un operatore legale che segue il suo caso. Non è più un lavoratore sfruttato e con gli strumenti forniti, pensati su misura per il suo profilo, potrà intraprende un percorso attivo di inserimento sociale che tuteli la sua dignità e lo aiuti ad accedere a un lavoro regolare e stabile.