Domande Generali

COSA E' IL CAPORALATO

Art. 603 bis c.p. “Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”

L’intermediazione illecita del lavoro, o caporalato, è un sistema che recluta manodopera per destinarla al lavoro presso terzi, in condizioni di sfruttamento.

Commette questo reato sia chi recluta (il caporale) che chi “utilizza, assume o impiega manodopera” (il datore di lavoro), sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento.

IL LAVORATORE NON È PUNITO PER IL SOLO FATTO DI LAVORARE SENZA CONTRATTO O SENZA PERMESSO DI SOGGIORNO.

La legge non lo spiega ma indica degli elementi che ci possono aiutare a riconoscere una situazione di sfruttamento. Sono quelli spiegati qui di seguito.

  • Legge:

1) «La reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale, o comunque sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato».

Esempi pratici:

La paga è molto più bassa di quella prevista dai contratti collettivi nazionali che firmano i sindacati;

la paga è sproporzionata rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato (es. 4 euro l’ora);

differenza tra paga percepita e buste paga;

contratto di lavoro non chiaro su chi è il datore di lavoro, gli orari, ecc.;

differenza fra le mansioni dichiarate e quelle effettivamente svolte.

Domande utili per capire la situazione:

-           Che mansioni svolgi?

-           Quanto vieni pagato?

-           Ogni quanto ti pagano?

-           Ti pagano in contanti/ ti fanno il bonifico/Ti pagano in altro modo?

-           Chi ti paga? Il datore di lavoro?

-           Ti danno la busta paga?

-           Sai se ti versano i contributi? Sai cosa sono i contributi?

-           Il datore di lavoro/l’intermediario ti dà anche vitto e alloggio?

Se sì:

-           Il datore di lavoro/l’intermediario ti detraggono dalla paga o si fanno dare una somma per dei servizi che ti offrono?

-           Da casa al luogo di lavoro e viceversa come arrivi? Il datore di lavoro/l’intermediario ti offrono il trasporto?

Se sì:

Il datore di lavoro/l’intermediario ti detraggono dalla paga o si fanno dare una somma per dei servizi che ti offrono?

  • Legge:

2) «la reiterata violazione della normativa relativa all'orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all'aspettativa obbligatoria, alle ferie»;

In altre parole:

La violazione, per più di una volta, delle regole, previste nei contratti di base per ogni tipologia di lavoro a livello nazionale, che riguardano l’orario di lavoro. Ad esempio, si può lavorare per massimo 8 ore al giorno salvo straordinari, è obbligatorio avere almeno un giorno di riposo a settimana e un certo numero di ferie all’anno.

Esempi pratici:

Sproporzione tra le ore dichiarate e le mansioni previste dal contratto;

il mancato rispetto del limite di ore di lavoro (es. più di otto ore di lavoro senza il riconoscimento degli straordinari);

la mancanza del riposo, anche settimanale: (es. più di sei ore al giorno senza pausa; lavorare sette giorni su sette).

Domande utili per capire la situazione:

-           Lavori tutti i giorni o a chiamata?

-           Quanto tempo prima vieni chiamato per lavorare?

-           Vieni pagato a ore o a risultato?

-           Quante ore lavori ogni giorno?

-           Hai pause durante il lavoro? Quanto durano?

-           Quanti giorni della settimana lavori?

-           Ha mai avuto ferie? Ti sono state pagate?

-           Ti sei mai ammalato e non sei andato al lavoro? Che conseguenze ci sono state? Sei stato comunque pagato?

  • Legge:

3) «la sussistenza di violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro»;

In altre parole:

Quando si lavora è compito del datore di lavoro garantire che ci sia sicurezza e pulizia per il lavoratore.

Esempi pratici:

Mancanza di sicurezza sul lavoro (es. mancanza di scarpe, caschi e attrezzatura adatta, mancanza di protezioni);

mancanza di bagni, presenza di topi, ecc.

Domande utili per capire la situazione:

- Sul luogo di lavoro hai accesso a servizi igienici, acqua potabile, punti di ristoro?

- Sei mai stato visitato da un medico dell’azienda?

- Lavori con prodotti chimici?

- Sposti pesi durante il lavoro?

- Vi sono vie di fuga segnalate, estintori, cassetta di primo soccorso?

- Ti sono stati dati dispositivi di sicurezza e di protezione individuale?

- Ti è stato mai spiegato cosa fare in caso di pericolo?

- È mai successo che qualcuno si sia fatto male durante l’orario di lavoro? In questi casi sai se sono state fatte le necessarie comunicazioni (a fini assicurativi) all’INAIL?

  • Legge:

4) «la sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, a metodi di sorveglianza o a situazioni alloggiative degradanti».

In altre parole:

Obbligare l’operaio a lavorare e/o vivere in condizioni umilianti, essere sorvegliati in maniera umiliante (ad es. dai caporali).  

Esempi pratici:

Lavorare sotto il sole senza bere, non avere il permesso di andare in bagno;

essere trasportati dai caporali sui campi dietro pagamento e sorvegliati dagli stessi o dal datore di lavoro con metodi offensivi;

essere obbligati a dormire nelle baracche;

il lavoratore vive nel medesimo luogo in cui lavora, che non è adatto ad essere abitato da umani.

Domande utili per capire la situazione:

-           Il posto in cui vivi ti è stato indicato dal datore di lavoro/dall’intermediario?

-           Quali sono le condizioni del luogo in cui vivi?

-           Da chi vieni controllato durante il tuo lavoro?

-           Se un lavoratore non lavora bene cosa succede? Che tipo di sanzioni vengono date?

-           Chi organizza il lavoro che svolgi?

-           Il datore di lavoro/l’intermediario ti ha mai minacciato fisicamente o di denuncia o di licenziamento? Per quale motivo?

Sono contratti nazionali negoziati tra i datori di lavoro o le loro organizzazioni e le organizzazioni rappresentative dei dipendenti (sindacati) del settore interessato, integrando tutto ciò che non è previsto nel contratto personale.

 

 

Giurisprudenza

Le condizioni di sfruttamento sono «strettamente correlate» allo stato di bisogno in cui versano i lavoratori. Queste ultime, infatti espongono i lavoratori medesimi «alla necessità di sottostare a condizioni di lavoro inaccettabili per chiunque non si fosse trovato in uno stato di bisogno, con la prospettiva di dover rinunciare altrimenti, ad una pur modestissima fonte di sostentamento (Cass.2 marzo 2017- 24 marzo 2017 n. 14621).

Lo stato di bisogno è definito come “un impellente assillo, che limitando la volontà del soggetto, lo induca ad accettare condizioni manifestamente sperequate e non negoziabili…” (Cass. 9 settembre 2019 n 39425).

Esempi pratici:

Problemi economici per cui il lavoratore non può soddisfare bisogni di base come il cibo e la casa; dunque, non può realmente scegliere a quali condizioni lavorare.

Il lavoratore è costretto ad accettare condizioni lavorative impossibili, magari perché non ha i documenti o un’abitazione dignitosa, oppure ha contratto dei debiti per arrivare in Italia.

Domande utili per capire la propria situazione:

- Da quanto tempo sei in Italia?

- Hai il permesso di soggiorno?

- Come sei arrivato in Italia?

- Hai pagato qualcuno per il viaggio?

- Dove hai soggiornato prima di cominciare il lavoro attuale? Come ti mantenevi?

- Che lavoro fai?

- Come raggiungi il luogo di lavoro?

- Come sei stato assunto?

- Da quanto tempo lavori in quel posto a quelle condizioni?

- Hai altri mezzi economici per vivere?

- Hai una famiglia? Dove vive?

- Qual è il tuo stato di salute?

Giurisprudenza

«Occorre l’ulteriore elemento psicologico rappresentato dall’approfittamento di questo stato che deve essere conosciuto dall’autore del reato, che consapevolmente, deve approfittarne, cioè farvi affidamento e/o leva per indurre la persona ad accettare la propria offerta di lavoro in condizioni di sfruttamento, o comunque avvalersene per instaurare e mantenere in atto il rapporto di lavoro in quelle condizioni».

In altre parole:

È necessario che il datore di lavoro o il caporale si siano approfittati dello stato di bisogno del lavoratore, cioè che conoscessero la situazione di bisogno del lavoratore (es. sapevano che non aveva i documenti) e che quindi abbiano potuto costringerlo ad accettare quelle condizioni di lavoro.

Esempi pratici:

Conoscenza, da parte del datore di lavoro, della situazione di irregolarità sul territorio nazionale del lavoratore;

consapevolezza del datore di lavoro che il lavoratore non ha mezzi per vivere;

consapevolezza del datore di lavoro che il lavoratore ha un debito da ripagare.

Domande utili per capire la propria situazione:

- Il tuo datore di lavoro/l’intermediario conosce la tua situazione personale?

- Come hai trovato il lavoro?

SICUREZZA SUL LAVORO IN AGRICOLTURA

Fonte: https://www.anfos.it/sicurezza/agricoltura/

L’agricoltura è uno dei settori a maggior rischio, sia per entità che per frequenza degli infortuni denunciati, e quindi prevede una particolare attenzione e un coinvolgimento degli Enti e delle Istituzioni che si occupano di elaborare le misure protettive e preventive per tutelare la salute e la sicurezza degli operatori agricoli.

Già all’interno del D.Lgs 81/08 (Testo unico salute e sicurezza) vengono introdotti i concetti chiave generici per la tutela dei lavoratori agricoli, le disposizioni per i datori di lavoro, le misure preventive tecniche, procedurali ed organizzative, e l’utilizzo dei dispositivi di protezione.
Fatti salvi gli obblighi del datore di lavoro in materia di sicurezza, è utile ricordare che l’art 21 del D.Lgs 81/08 estende anche ai lavoratori autonomi, compresi i coltivatori diretti e i soci delle società semplici operanti nel settore agricolo, due obblighi prima ricadenti solo sui datori di lavoro con dipendenti o assimilati:

  • utilizzare macchine e attrezzature a norma;
  • munirsi di dispositivi di protezione individuali.

Inoltre, nell’ultimo biennio, sono stati pubblicati anche alcuni importanti decreti interministeriali che hanno ricadute significative anche sulla sicurezza sul lavoro in agricoltura.
Il primo (30/11/12) impone l’obbligo di redazione del Documento di valutazione dei rischi a tutte le aziende anche con meno di 10 lavoratori, sostituendo la precedente possibilità di autocertificazione. Quindi anche l’imprenditore agricolo che si avvale dell’opera di lavoratori stagionali ed occasionali.
Il secondo (27/3/2013) introduce misure semplificative rispetto agli adempimenti relativi all’informazione, formazione e sorveglianza sanitaria, per le aziende che impiegano lavoratori stagionali per meno di 50 giornate/anno.
Le misure definite nel Testo Unico e nei successivi decreti di cui sopra, trovano quindi applicazione in diverse circolari ministeriali e soprattutto nell’emanazione di linee guida di carattere regionale, che definiscono in modo esplicito come adottare le disposizioni comunitarie a livello territoriale ed entrano nel dettaglio della prevenzione dei diversi rischi ipotizzabili.

Tra questi assumono carattere di attenzione prioritaria il rischio da Movimentazione Manuale dei Carichi, quello legato all’utilizzo dei mezzi agricoli, quello legato all’uso di sostanze pericolose e da contatto con agenti biologici, il rischio dovuto alla presenza di linee elettriche aeree ed alcuni aspetti riconducibili al rischio da esposizione al rumore.

Movimentazione manuale dei carichi in Agricoltura

In tutte le attività del settore agricolo esistono numerose operazioni in cui è presente il rischio da Movimentazione Manuale dei Carichi: per attività di sollevamento, trasporto, traino o spinta di carichi, anche pesanti. Questo rischio determina la possibilità di lesioni alla colonna vertebrale, e disturbi a carico del sistema muscolo scheletrico. Risulta quindi indispensabile tutelare i lavoratori introducendo misure procedurali che impongano sforzi controllati e limitati, misure organizzative quali per esempio la Sorveglianza Sanitaria, e misure tecniche che prevedano, per esempio, l’ausilio ove possibile di strumenti di sollevamento automatici.

Approfondimento

I mezzi agricoli di trasporto

Molto significativo statisticamente, è l’impatto degli infortuni legati al rischio insito nell’utilizzo e nella movimentazione dei mezzi di trasporto e dei mezzi agricoli: fatte salve le prescrizioni rispetto alla conformità legislativa dei mezzi, è importante adottare severi protocolli di manutenzione, esercitare controlli periodici e procedure d’uso che appropriate, sia in termini di applicabilità che in termini di formazione, diffusione e controllo.
Vengono segnalati infatti molto spesso incidenti derivanti da un utilizzo improprio di strumenti e macchine, incidenti ed infortuni che potrebbero essere evitati se le procedure fossero correttamente redatte, ma soprattutto condivise con gli operatori e applicate rigidamente.

Il rischio da esposizione a sostanze pericolose

Non trascurabile inoltre è il rischio da esposizione a sostanze pericolose legato soprattutto all’utilizzo di prodotti fitosanitari. Con il termine prodotto fitosanitario si intende una sostanza o miscela di sostanze utilizzate per prevenire, distruggere o controllare qualsiasi parassita, in grado di causare danni o interferire con la produzione, lavorazione, immagazzinamento di alimenti, materie prime agricole, legno. L’utilizzo dei prodotti chimici nel settore agricolo deve essere regolamentato da procedure interne che prevedano adeguate disposizioni in materia di valutazione del rischio specifico, immagazzinamento, utilizzo e smaltimento. Anche per questa particolare esposizione al rischio è obbligatorio il protocollo di sorveglianza sanitaria e la formazione specifica.

Approfondimento

Rischio biologico

Esistono diverse situazioni lavorative nel settore agricolo che possono potenzialmente esporre al rischio biologico di contrarre malattie infettive, quando queste vengono trasmesse dagli animali all’uomo vengono definite zoonosi. La trasmissione della malattia può avvenire durante le attività di pulizia dei ricoveri, le operazioni di mungitura, di toelettatura degli animali, la manipolazione degli escrementi o tramite insetti e parassiti.

Approfondimento

Esposizione al rumore

Come accennato, inoltre, è importante non sottovalutare alcuni rischi con un impatto magari meno significativo a livello epidemiologico ma non per questo meno importanti dal punto di vista operativo.
Per esempio le attività in cui si utilizzano attrezzature che producono livelli di rumore elevati, attività generalmente periodiche e discontinue, nei confronti delle quali gli operatori devono essere tutelati mediante l’ausilio di adeguati Dispositivi di Protezione Individuale.

Approfondimento

Linee elettriche aeree

Infine è opportuno che la valutazione dei rischi, come accennato in precedenza, tenga in considerazione la possibilità di incidenti dovuti alla presenza di linee elettriche aeree, che devono essere ben segnalate ed identificate onde evitare interferenze con conseguenze anche potenzialmente letali.

Se dunque da un lato risultano evidenti gli sforzi prodotti normativamente per tutelare un settore di produzione a rischio elevato, è anche vero che i risultati attesi non riflettono ad oggi proporzionalmente l’impegno profuso; è significativo a questo proposito l’impatto negativo del lavoro sommerso nel settore in oggetto, così come la mancata denuncia di una numerosa quota di infortuni e incidenti, elementi che costituiscono un serio problema, con ripercussioni su diversi aspetti dell’attività produttiva, non ultimo quello della sicurezza dei lavoratori.

DECRETO FLUSSI

Il Decreto Flussi è un provvedimento con cui il Governo italiano fissa annualmente le quote di ingresso dei cittadini stranieri non residenti in Italia che possono varcare i confini per ragioni di lavoro subordinato. 

Nel corso di quest’anno entreranno in Italia 82.705 lavoratori e lavoratrici per lavoro stagionale, subordinato e autonomo. Le quote si suddividono in: 

Ingressi per lavoro subordinato non stagionale e lavoro autonomo 

  • 30.105 quote riservate alle assunzioni nei settori dell’autotrasporto, dell’edilizia e turistico-alberghiero, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare e della cantieristica navale.  
  • Nello specifico delle quote, 24.105 ingressi sono riservati ai lavoratori cittadini di Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Herzegovina, Corea, Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Gambia, Georgia, Ghana, Giappone, Guatemala, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Perù, Repubblica di Macedonia del Nord, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Ucraina.  
  • La restante quota di 6.000 ingressi rimane invece a disposizione per l’assunzione di cittadini di altri Paesi con i quali, nel corso del 2023, entreranno in vigore accordi di cooperazione in materia migratoria. 
  • 1000 quote sono riservate ai lavoratori stranieri che abbiano completato programmi di formazione e istruzione nei Paesi d’origine.

    Ingressi per lavoro stagionale 

    • Il Decreto riserva, infine 44.000 quote all'ingresso per lavoro stagionale. 
    • Le quote per lavoro stagionale sono riservate alle seguenti nazionalità:Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Herzegovina, Corea (Repubblica di Corea), Costa d'Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Gambia, Ghana, Georgia, Giappone, Guatemala, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Perù, Repubblica di Macedonia del Nord, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Ucraina. Novità i quest’anno, la possibilità anche per cittadini georgiani e peruviani di  fare ingresso per lavoro stagionale. 
       

Il datore di lavoro o il cittadino straniero che intende fare ingresso in Italia per lavoro autonomo, dovranno presentare la richiesta di nulla osta al lavoro allo Sportello Unico per l’immigrazione competente. Il nulla osta è il documento necessario per ottenere il visto che consente l’ingresso in Italia. 

Il datore di lavoro ha l’obbligo di verificare presso il Centro per l’impiego competente l’indisponibilità di lavoratori già presenti sul territorio nazionale, prima di assumere lavoratori non comunitari dall’estero. Tale verifica va effettuata attraverso l’invio di una richiesta di personale al Centro per l’Impiego, attraverso il modulopredisposto da Anpal. 

Tutte le domande potranno essere inviate a partire dal 27 marzo 2023 fino al 31 dicembre 2023 e saranno, trattate sulla base del rispettivo ordine cronologico di presentazione. Prerequisito necessario per la compilazione e l'inoltro telematico delle domande è il possesso di un'identità SPID. 

Trascorsi trenta giorni dalla presentazione delle domande senza che siano emerse le ragioni ostative, il nulla osta viene rilasciato automaticamente ed inviato – in via telematica - alle Rappresentanze diplomatiche italiane dei Paesi di origine che, dovranno rilasciare il visto di ingresso entro venti giorni dalla  relativa domanda. 

DECRETO FLUSSI 2023

Il Decreto Flussi è un provvedimento con cui il Governo italiano fissa annualmente le quote di ingresso dei cittadini stranieri non residenti in Italia che possono varcare i confini per ragioni di lavoro subordinato. 

Nel corso di quest’anno entreranno in Italia 82.705 lavoratori e lavoratrici per lavoro stagionale, subordinato e autonomo. Le quote si suddividono in: 

Ingressi per lavoro subordinato non stagionale e lavoro autonomo 

  • 30.105 quote riservate alle assunzioni nei settori dell’autotrasporto, dell’edilizia e turistico-alberghiero, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare e della cantieristica navale.  
  • Nello specifico delle quote, 24.105 ingressi sono riservati ai lavoratori cittadini di Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Herzegovina, Corea, Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Gambia, Georgia, Ghana, Giappone, Guatemala, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Perù, Repubblica di Macedonia del Nord, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Ucraina.  
  • La restante quota di 6.000 ingressi rimane invece a disposizione per l’assunzione di cittadini di altri Paesi con i quali, nel corso del 2023, entreranno in vigore accordi di cooperazione in materia migratoria. 
  • 1000 quote sono riservate ai lavoratori stranieri che abbiano completato programmi di formazione e istruzione nei Paesi d’origine.

    Ingressi per lavoro stagionale 

    • Il Decreto riserva, infine 44.000 quote all'ingresso per lavoro stagionale. 
    • Le quote per lavoro stagionale sono riservate alle seguenti nazionalità:Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Herzegovina, Corea (Repubblica di Corea), Costa d'Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Gambia, Ghana, Georgia, Giappone, Guatemala, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Perù, Repubblica di Macedonia del Nord, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Ucraina. Novità i quest’anno, la possibilità anche per cittadini georgiani e peruviani di  fare ingresso per lavoro stagionale. 
       

Il datore di lavoro o il cittadino straniero che intende fare ingresso in Italia per lavoro autonomo, dovranno presentare la richiesta di nulla osta al lavoro allo Sportello Unico per l’immigrazione competente. Il nulla osta è il documento necessario per ottenere il visto che consente l’ingresso in Italia. 

Il datore di lavoro ha l’obbligo di verificare presso il Centro per l’impiego competente l’indisponibilità di lavoratori già presenti sul territorio nazionale, prima di assumere lavoratori non comunitari dall’estero. Tale verifica va effettuata attraverso l’invio di una richiesta di personale al Centro per l’Impiego, attraverso il modulopredisposto da Anpal. 

Tutte le domande potranno essere inviate a partire dal 27 marzo 2023 fino al 31 dicembre 2023 e saranno, trattate sulla base del rispettivo ordine cronologico di presentazione. Prerequisito necessario per la compilazione e l'inoltro telematico delle domande è il possesso di un'identità SPID. 

Trascorsi trenta giorni dalla presentazione delle domande senza che siano emerse le ragioni ostative, il nulla osta viene rilasciato automaticamente ed inviato – in via telematica - alle Rappresentanze diplomatiche italiane dei Paesi di origine che, dovranno rilasciare il visto di ingresso entro venti giorni dalla  relativa domanda.